L'Agenda ROSSA di Isola delle Femmine


IL GIUDICE DELLE INDAGINI PRELIMINARI SILVANA SAGUTO  IL 15 NOVEMBRE 2010 





...... .condivise sul punto le osservazioni dell'opponente sia in ordine alla ILLEGITTIMITA' della PARTECIPAZIONE del 





SINDACO alla C.E.C. sia alla mancata astensione da parte 


della stessa dal prendere parte alla DISCUSSIONE sino alla VOTAZIONE di delibere riguardanti gli INTERESSI propri nonchè di PARENTI o di affini fino al 4° grado.......
















......a cui vanno aggiunti altresì i rilievi della  CONSULENZA disposta dal P.M. che ha affermato la ILLEGITTIMITA' della CONCESSIONE edilizia relativa  all'abitazione del RISO sita all'interno del piano di  lottizzazione "LA PALOMA" .........










......Dispone che il P.M. formuli, entro dieci giorni,  l'IMPUTAZIONE dei confronti di RISO NAPOLEONE e  PORTOBELLO GASPARE in ordine ai REATI di cui agli  art 323 e 328 c.p........
















CONSIGLIO COMUNALE 10 MARZO 2008













licenza edilizia rilasciata

6 giugno 2006






....vi faccio pagare i danni morali......vi arriverà la parcella dell'avvocato perchè i soldi dei miei figli non si toccano.... vi dovete dimettere perchè la mozione di sfiducia nei miei confronti è stat respinta dal TAR ed avete procurato un danno al Comune... avete speculato con il PRG e ve la vedete con la Procura .... avete girato con le carte del PRG ed ora i cittadini vengono a ringraziarvi.... Urlando forte e chiaro CONTRO.. :  " Se mi denunci ti faccio saltare in aria Ti faccio vedere chi sono io" La coerenza politica non abita nelle loro coscienze, come dimostrano anche diversi atti che hanno approvato a colpi di maggioranza e che il tempo implacabile valuterà........di valutare se fossero esistiti i presupposti per richiedere un risarcimento danni morali per calunnia e diffamazione sia per me che per il Vice Presidente del Consiglio.......



" salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazioni di norme di legge o regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sè o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità"









  • RISO DOTTORE NAPOLEONE MI RISERVO DI QUERELARE IL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO GEOM DIONISI VINCENZO LA PALESTRA BODY CENTER NON E’ MIA Delibera c.c. n.20[1]







  • RISO DOTTORE NAPOLEONE MI RISERVO DI QUERELARE IL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO GEOM DIONISI VINCENZO LA PALESTRA BODY CENTER NON E’ MIA allegato Delibera cc n.20[1]











giovedì 23 agosto 2012

Ilva, il sistema di pressione della proprietà: Ilva di Taranto, Clini: “Non farei mai crescere mio nipote lì. Serve svolta”“L’ispezione del Ministero va pilotata” Clini, l’uomo che sussurra alle aziende


Ilva, il sistema di pressione della proprietà: “L’ispezione del Ministero va pilotata”

Il quartier generale dell'impianto petrolchimico di Taranto voleva condizionare le valutazioni dei tecnici Arpa, quelle del governo e dei giornalisti. Girolamo Archinà, l’uomo delle pubbliche relazioni della famiglia Riva, si era adoperato per riuscire a farlo, vantando amicizie importanti con politici regionali

di Enrico Fierro | 5 agosto 2012
ilva taranto interna nuova
Più informazioni su: Arpa, benzo(a)pirene, Corrado Clini, famiglia Riva, ilva, intercettazioni, luigi pelaggi, taranto.

Al quartier generale dell’Ilva avevano un’ ossessione: controllare tutto. I tecnici dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, quelli del ministero, e i giornali. Regista dell’operazione era il dottor Girolamo Archinà, l’uomo delle pubbliche relazioni della famiglia Riva. E’ lui che parlando con un consulente nel 2010, vanta amicizie eccellenti negli uffici della Regione a Bari, e più in alto, al ministero dell’Ambiente. “Corrado Clini (all’epoca direttore generale del ministero) è un uomo nostro”. Ma al lavoro per l’Ilva c’era anche un esercito di legali, consulenti ed esperti.

E’ il 9 giugno del 2010 quando a scendere in campo è l’avvocato Perli, di Milano, in buoni rapporti, a quanto risulta dalle intercettazioni della Guardia di Finanza, con i vertici del ministero dell’Ambiente. In ballo c’è il rilascio dell’autorizzazione Aia, essenziale per il funzionamento dello stabilimento. L’avvocato Perli chiama Fabio Riva, il padre Emilio è agli arresti domiciliari per il disastro ambientale di Taranto, e gli preannuncia un incontro con Luigi Pelaggi, capodipartimento del ministero dell’Ambiente.

L’avvocato informa Riva junior che l’alto funzionario “ha dato disposizione a Ticali di parlare con Assennato”. Il primo è un ingegnere esperto in pavimentazioni stradali nominato dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo presidente della Ipcc, la commissione che concede l’Aia. Il secondo è il presidente dell’Arpa Puglia. L’avvocato Perli è raggiante e tranquillizza Fabio Riva: “Non avremo sorprese e comunque la visita della Commissione allo stabilimento va un po’ pilotata”. Un ostacolo al lavoro dell’apparato Ilva, può essere costituito dal direttore dell’Arpa. “Quello si comporta così perché ha ambizioni politiche”. Poveri tarantini che affidavano la loro salute agli organi di controllo. “Il fatto che la commissione Ipcc debba essere pilotata – scrive la Guardia di Finanza di Taranto – e che, comunque, sia stata in un certo qual modo in parte avvicinata”, si rileva anche da altre intercettazioni telefoniche. Quale sia stata la scelta della famiglia Riva di fronte a controlli, articoli di giornali, minacce di referendum degli ambientalisti, lo si capisce da questa intercettazione del luglio 2010.
Girolamo Archinà, l’uomo delle pubbliche relazioni, parla con Ivo Allegrini, ex membro del Cnr e consulente Ilva. Allegrini: “Le amministrazioni pubbliche fanno il loro dovere, pure gli ambientalisti, ma quando si esagera si esagera”. Archinà detta la linea: “Ivo, il discorso è questo, se noi siamo convinti di avere di fronte i tribunali, il Tar, io sono il primo a dire facciamo la guerra a tutto spiano”. E quando i giornali danno fastidio, scrivono, danno voce alla gente di Tamburi stanca di respirare veleni (“fanno da cassa di risonanza” alle inchieste, per il manager Ilva), lui sa come fare. “Bisogna pagare la stampa per tagliargli la lingua. Cioè pagare la stampa per non parlare”. È questa la democrazia a Taranto dell’impero Riva intollerante ai controlli.
Quando l’Arpa calca la mano su una relazione che descrive le quantità di benzoapirene emesso dall’Ilva, Archinà alza il telefono e chiama il professor Giorgio Assennato. Lo rimprovera. Le emissioni sono sopra il limite, “potrà rilevarsi necessaria imporre altre misure di riduzione”, dice Assennato. “Lo so, lo so, ma questo ci crea grossi problemi. Così chiudiamo” . Uomo dalla stazza massiccia, Archinà, quando non poteva comprarseli giornali e giornalisti (ieri l’Ordine della Puglia ha chiesto di acquisire tutti gli atti della procura), gli strappava il microfono. È successo nel 2009, Luigi Abate, cronista di una tv locale, sta tentando di parlare di morti e tumori con il vecchio Riva. “Ve li inventate voi, i morti”, risponde infastidito il patron, a quel punto interviene Archinà, strappa il microfono al giornalista, lo butta via e si piazza come un armadio davanti alle telecamere. Da ieri, l’uomo delle pubbliche relazioni, indagato per corruzione in atti giudiziari, non sarà più la voce dell’Ilva. Licenziato.
“Clini è nostro” è la frase che ha scatenato polemiche feroci. In una durissima nota Clini giudica il deposito dell’intercettazione “una grave violazione della deontologia processuale”. Il ministro “non si è mai occupato della procedura Aia dello stabilimento Ilva, come risulta anche dall’istruttoria pluriennale condotta dal Ministero, né ha mai avuto a tal proposito rapporti con la dirigenza Ilva”. Perché si pubblica una intercettazione “irrilevante ai fini del procedimento, nel momento in cui il Ministro Clini è impegnato a nome del Governo a ricercare soluzioni positive per il risanamento ambientale di Ilva, la continuazione produttiva dello stabilimento e la salvaguardia dell’occupazione?”. Il ministro, “ha segnalato la situazione al Presidente della Repubblica ed al Ministro della Giustizia”. Durezza che non ha impressionato più di tanto la procura. Il procuratore Franco Sebastio, in una nota si è limitato a dire che “in nessuna di tali intercettazioni risulta, direttamente o indirettamente, il nome del ministro Clini”. Polemica chiusa? Forse, perché stando a rumors e indiscrezioni, ci sarebbero altri fascicoli aperti sul “sistema Ilva”. La città aspetta. Mercoledì il Tribunale del Riesame deciderà se confermare gli arresti di Riva padre e figlio e il sequestro degli impianti.
da Il Fatto Quotidiano del 5 agosto 2012


Clini, l’uomo che sussurra alle aziende

di Giorgio Meletti | 5 agosto 2012
Corrado Clini, ilva.





corrado clini


Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini manifesta da sempre una curiosa concezione dei compiti del suo dicastero. È come se per lui l’obiettivo non fosse difendere l’ambiente da chi inquina, ma tutelare le industrie dalle seccature di natura ambientale. Dunque, se risultasse confermato che l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva di Taranto, Girolamo Archinà, lo ha definito in una telefonata intercettata “uomo nostro”, Clini avrebbe tutte le ragioni di respingere ogni insinuazione riferita a qualcosa di opaco nel suo comportamento. Quella di Archinà (fine teorico dell’inquinamento dell’Ilva come “fenomeno mediatico di allarmismo assolutamente spregiudicato”) appare semmai come una pura, limpida, trasparente constatazione.
Clini, 65 anni, medico del lavoro veneziano, pupillo del boss socialista Gianni De Michelis che lo ha proiettato vent’anni fa alla direzione generale dell’Ambiente, lasciata lo scorso novembre per diventare ministro, è un’icona dei liberisti. L’Istituto Bruno Leoni, tempio dell’impresa libera da lacci e lacciuoli statali o statalisti, lo annovera tra i suoi senior fellows. Nel curriculum di Clini spicca la sorda opposizione al protocollo di Kyoto, con la quale nel 2001 fece saltare i nervi al presidente del Consiglio dell’epoca, il suo compagno socialista Giuliano Amato, che pure non figura tra i talebani dell’ecologia.
Ma i sacerdoti del liberismo dovrebbero spiegare al popolo dei fedeli che cosa c’entri con Adam Smith il riflesso pavloviano di mettere mano al portafoglio dello Stato (di Pantalone, direbbero a Venezia) ogni volta che un’azienda, per risparmiare, inquina. Clini questo riflesso ce l’ha, e nel governo Monti è in buona compagnia se è vero che, prima ancora di chiedere all’Ilva che cosa pensa di fare per ridurre l’inquinamento ed evitare così il blocco degli impanti, è riuscito a far approvare a passo di carica un decreto legge con cui lo Stato pagherà 336 milioni di euro per la bonifica del letamaio cancerogeno depositato per decenni sulla sfortunata terra di Taranto.
Ma Clini è fatto così, e se l’ottantaseienne industriale Emilio Riva e i suoi guardaspalle lo considerano “dei nostri”, hanno tutte le loro legittime ragioni. Perché adesso è tutto un correre, tutta un’emergenza, e giustamente, perché i severi custodi del ministero dell’Abiente solo oggi scoprono che a Taranto ci sarebbe un problemino. Ma già nel 1995, diciassette anni fa, Riva aveva problemi di inquinamento, e Clini volò in soccorso delle ragioni dell’industria. L’industriale milanese, che aveva appena comprato il centro siderurgico di Taranto, aveva già da anni la proprietà del centro gemello, quello di Genova-Cornigliano. Inquinava, e a Genova glielo volevano far chiudere (diciassette anni fa). Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente, corse a una riunione con l’assessore regionale ligure Giuliano Gallanti e con lo stesso Riva, ed estrasse dal cilindro la soluzione: “Sarà lo Stato a finanziare, attraverso suoi fondi e con finanziamenti Cee, la bonifica e l’adeguamento alle norme di rispetto ambientale dell’impianto, in particolare della cokeria, le cui emissioni sono considerate gravemente inquinanti”. Già, la cokeria, proprio il reparto oggi nel mirino a Taranto. Leggete come quel giorno (23 marzo 1995) l’Ansa raccontava i benefici effetti della cura Clini, e stropicciatevi gli occhi: “Dopo anni di prescrizioni disattese (la Regione ha più volte diffidato l’azienda indicando opere di bonifica, mai realizzate), con l’intervento e l’impegno finanziario dello Stato l’industriale Riva s’è dunque dichiarato disponibile a rinnovare l’impianto”.
Diciassette anni dopo il copione si ripete a Taranto. Con l’alibi dell’emergenza sociale (alcuni magistrati cattivi vogliono ridurre sul lastrico gli operai bloccando gli impianti Ilva) Clini corre in soccorso dell’industria scaricando sui contribuenti parte dei suoi costi. Come spiegò nel marzo scorso, dopo un vertice sull’Ilva con il governatore pugliese Nichi Vendola, “dobbiamo tener conto che queste strutture industriali devono competere col mercato globale dove i costi sono una delle chiavi della competizione”. E’ il mercato bellezza. Ma all’italiana. E Adam Smith si rivolta nella tomba.
Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2012

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/05/clini-l%E2%80%99uomo-che-sussurra-alle-aziende/317420/

Ilva di Taranto, Clini: “Non farei mai crescere mio nipote lì. Serve svolta”

Il ministro dell'Ambiente intervistato dal Fatto: "Teoricamente la tecnologia permette di abbattere le polveri, ma non è semplice. Sull'impianto servono misure urgenti da parte dell'impresa, che in passato ha sbagliato e ora ha un atteggiamento conflittuale"

di Giorgio Meletti | 8 agosto 2012
Commenti (5)
Corrado Clini
Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini
 Autorizzazione integrata ambientale, Corrado Clini, ilva, taranto.
Lei farebbe crescere un suo nipotino nel quartiere Tamburi di Taranto? “Sicuramente no. E non ci prenderei mai casa”. L’intervista al ministro dell’Ambiente Corrado Clini potrebbe finire qui. “Non ho altre domande”, avrebbe detto Perry Mason. Ma la vicenda dell’Ilva di Taranto è troppo drammatica per essere risolta con una sentenza.




Dunque, anche ipotizzando l’adozione delle migliori tecnologie disponibili, non è pensabile che la gente continui a vivere lì?



Teoricamente la possibilità di minimizzare la polverosità diffusa fino a rendere abitabile il quartiere Tamburi c’è, ma in pratica non è semplice.



L’Ilva dice di essere in regola con i limiti sulle emissioni. Lei è d’accordo?



L’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), data all’Ilva nel 2011, dice che l’azienda deve fare molti interventi. Ci sono 462 prescrizioni, quindi l’Ilva non si può dire in regola.



Ma sulle questioni più delicate (cokeria, sinterizzazione) l’azienda dichiara che è già tutto fatto.



Questo è uno dei temi di contenzioso. C’è un problema irrisolto: le emissioni non convogliate, cioè le polveri che devono essere ridotte con misure gestionali. È uno dei temi critici, su cui Ilva dovrà investire.



Lei ha chiesto la revisione dell’Aia e l’Ilva ha fatto ricorso al Tar.



Sì, è andata così. Quando è uscito l’aggiornamento europeo delle migliori tecnologie disponibili ho chiesto di lavorarci, anche se c’erano quattro anni di tempo. Per questo hanno reagito.



L’atteggiamento delle industrie è sempre quello di prendere tempo, come se le norme anti-inquinamento fossero una forma di sadismo anti-industriale. E il governo dà loro ragione.



Non è il mio caso. L’8 marzo è stata pubblicata la decisione europea sulle nuove tecnologie e il 12 marzo ho chiesto di riaprire la procedura Aia dell’Ilva: quattro giorni, quando potevo aspettare quattro anni.



Però quando è stato deciso il sequestro la reazione è stata del tipo “questi magistrati esagerano sempre”. Non si è sentito un esponente del governo dire che Riva, condannato già due volte per lo stesso reato, ha tirato un po’ troppo la corda.



Veramente io lo penso, eccome! La situazione ambientale di Taranto richiede una strategia di risanamento urgente. E le prescrizioni dell’Aia 2011 non bastano. Pur avendo chiaro il contesto della concorrenza, ho chiesto a Ilva di adeguare gli impianti.



Il segnale prevalente che viene dal governo è che gli interessi generali sono stati messi in pericolo dall’intervento dei pm. Non crede che, di tutto questo, ne stiamo parlando solo grazie all’intervento della magistratura?



L’intervento della magistratura ha accelerato tutto, certo. Ma la procedura di Aia è stata aperta nel 2008, dunque è da allora che stiamo lavorando sulla riqualificazione del centro siderurgico. Ritengo sbagliato che ci si sia messo tanto tempo. I tempi della legge sono 300 giorni e vanno rispettati. Quattro anni e mezzo vuol dire che c’è stata una lunghissima trattativa, e questo non va bene.



Ma non è la stessa via concertativa che lei oggi rivendica?



Sì, ma io gli ho dato una settimana di tempo. L’Ilva ha smesso di protestare perché sa che non ha alternative. Non può più ridurre i costi risparmiando sull’ambiente , non può, è un reato.



Ma finora l’ha fatto?



Su questo non ho un giudizio. So quello che deve fare ora.



Il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante dice che aspetta finanziamenti dal governo.



È previsto dalle norme europee, ma solo per fondi europei su interventi innovativi, cioè non per stare nei termini di legge, ma per raggiungere standard più avanzati.



L’ordinanza di custodia cautelare dice che l’obbligo di tenere bagnati i materiali del parco geominerario veniva violato per risparmiare. Poi si contrappone il pensiero industrialista razionale al presunto irrazionalismo selvaggio degli ambientalisti. Non le sembra che i cittadini di Taranto abbiano diritto di sentirsi dire dal governo che il selvaggio forse è Riva?



I fatti sono quelli che dice lei, ed è un’altra delle azioni sbagliate di Ilva. Quello che mi ha colpito molto della vicenda è l’atteggiamento conflittuale. Non esiste in Europa un’industria che possa agire in conflitto con il suo territorio. Ho detto perciò a Ferrante: possiamo cominciare a parlare se la smettete con questo approccio.



Riva evidentemente ritiene che il rispetto dell’ambiente comporti un costo voluttuario che metterebbe l’Ilva fuori mercato. E lei spesso sembra condividere l’idea.



Non è così. Non ho detto questo quando è uscita la direttiva europea sui nuovi standard anti-inquinamento. Io mi batto per un’industria più moderna, più pulita. La politica ambientale dev’essere il driver delle politiche industriali, se vanno in contrapposizione perdono le politiche industriali.



Ma come può progettare il futuro la più grande acciaieria d’Europa, proprietà personale di un signore di 86 anni, arrestato dopo due condanne per inquinamento?



Il segnale è la nomina di Ferrante. Speriamo che questo aiuti l’Ilva ad assumere una dimensione europea.



C’è anche l’abitudine dell’Ilva di fare pressioni varie sulle autorità di controllo. Dalle intercettazioni viene fuori il nome del vostro dirigente Dario Ticali.



C’è anche l’intercettazione su di me, dove l’ex capo delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà dice ‘Clini è uomo nostro’. Ho preso atto che Ferrante ha licenziato Archinà, e questo è positivo. Ho chiesto al direttore generale competente di riferirmi se sono state rilevate pressioni dell’Ilva su Ticali o su altri.



Nell’estate del 2010 il suo predecessore Stefania Prestigiacomo ha abolito i limiti per il benzo(a)pirene. Così l’Ilva può buttarne fuori quanto ne vuole tanto è sempre in regola. Come è potuto accadere?



Non ha abolito il tetto, ha rinviato l’entrata in vigore del limite al 31 dicembre 2012. Il perché lo abbia fatto non lo so. Ho chiesto di conoscere l’istruttoria che ha portato alla decisione. Io non l’avrei fatto. Spero che la decisione sia nata da una seria struttura tecnica di ragionamento.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/08/ilva-di-taranto-clini-non-farei-mai-crescere-mio-nipote-li-serve-svolta/320762/

  • ILVA Osservazioni su parere istruttorio conclusivo IPPC relativo AIA ILVA Taranto, in relazione alle prescrizioni emerse dalle conferenze di servizi relative al Sito di interesse nazionale di Taranto 2 2011

  • sentenza del 31 marzo 2011, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per inadempimento in relazione alla direttiva IPPC.
  • ILVA VOLEVA AVVELENARE LA CITTA’ 21 AGOSTO 2012
  • ILVA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE GAZEETTA UFFICIALE
  • ILVA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE DVA-DEC-2011-000450_ILVA-TARANTO[1]
  • ILVA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE DVA-DEC-2011-000450_ILVA-TARANTO[1]
  • ILVA E IN CORSO UNA MASSIVA ATTIVITA DI SOSTANZE NOCIVE ALLA SALUTE UMANA ANIMALE E IDONEA A COMPROMETTERE L’AMBIENTE ARIA ACQUA TERRENI VEGETALI
  • Relazione del direttore generale di ARPA Puglia sul Rapporto ILVA Ambiente e Sicurezza nov 2011 def
  • ILVA ASSENNATO DIRETTORE ARPA PUGLIA INTERVIENE SU INTERCETTAZIONE DEL 21 GIUGNO 2010 TRA LUI E IL MANAGER ARCHINA’
  • ILVA TESTO INTERCETTAZIONE DEL 21 GIUGNO 2010 TRA IL MANAGER ILVA GIROLAMO ARCHINA’ A DIRETTORE ARPA PUGLIA ASSENNATO
  • ILVA sintesi cronologica, dal 2006 al 2012 delle attività di ARPA Puglia in riferimento allo stabilimento ILVA di Taranto



  • sentenza del 31 marzo 2011, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per inadempimento in relazione alla direttiva IPPC.

  • DOSSIER ITALCEMENTI 2005 2006

  • CONFERENZE SERVIZI Senatore Tommaso Sodano a proposito delle ingiurie falsità e delle diffamazioni DOT Salvatore Anzà 27 09 2007
  • Italcementi Arpa Analisi marzo 09 CROMO ESAVALENTE VI
  • ITALCEMENTI ESPOSTO QUERELA DI CIAMPOLILLO SU ATTIVITA’ EMISSIONE CONTNUE DELLA CEMENTERIA
  • ITALCEMENTI RICORSO CITTADINI DI ISOLA CONTRO ITALCEMENTI TAR 2592 2010
  • ITALCEMENTI Esposto Del Comitato Isola Pulita 18 GENNAIO 2011
  • ITALCEMENTI VERBALE non esiste verbale DELLA CONFERENZA DEL 17 OTTOBRE 2007 CONCESSIONE AIA INIZIATA 31 1 2007
  • PROGETTO DI AMMODERNAMENTO DELLA ITALCEMENTI DI ISOLA DELLE FEMMINE presentazione_completa
Italcementi la farsa della conferenza servizi 4 l7 07 art 269 d lgsv 3 aprile 2006 n 152 modifica autorizzazione emissione prot 45549 15 giugno 2007 nella durata 45 minuti smentita di minagra da parte di portobe from Pino Ciampolillo
  • ITALCEMENTI RELAZIONE SEMESTRALE CONSIGLIO AMMINISTRAZIONE 2012 Documentoinformativointegrativo_Semestrale2012_ITA
  • ITALCEMENTI RELAZIONE SEMESTRALE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ITC_SEMESTRALE_20125DEFINITIVA
  • ITALCEMENTI VERBALI SOPRALLUOGO GENNAIO MARZO GIUGNO 2006 PETCOKE PORTO RAFFO ROSSO
  • ITALCEMENTI VERBALE non esiste verbale DELLA CONFERENZA DEL 17 OTTOBRE 2007 CONCESSIONE AIA INIZIATA 31 1 2007
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  • ITALCEMENTI VERBALE DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI PER LA CONCESSIONE AIA 31 GENNAIO 2007
  • ITALCEMENTI VERBALE non esiste verbale DELLA CONFERENZA DEL 17 OTTOBRE 2007 CONCESSIONE AIA INIZIATA 31 1 2007
  • VERBALI DELLE CONFERENZE DEI SERVIZI PER LA CONCESSIONE AIA INIZIATE IL 31 GENNAIO 2007 2 parte
  • ITALCEMENTI RILASCIATECI A.I.A. UTILIZZO PETCOKE ESCLUSIONE BAT CHE SARANNO APPLICATE IN SEGUITO CON LA CONCESSIONE DEL VIA
  • ITALCEMENTI VERBALI DELLE CONFERENZE DEI SERVIZI PER LA CONCESSIONE AIA INNIZIATE IL 31 GENNAIO 2007 E DECADENZA AIA
Italcementi il tar sicilia alla italcementi no al petcoke from Pino Ciampolillo
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