IL GIUDICE DELLE INDAGINI PRELIMINARI SILVANA SAGUTO  IL 15 NOVEMBRE 2010 





...... .condivise sul punto le osservazioni dell'opponente sia in ordine alla ILLEGITTIMITA' della PARTECIPAZIONE del 





SINDACO alla C.E.C. sia alla mancata astensione da parte 


della stessa dal prendere parte alla DISCUSSIONE sino alla VOTAZIONE di delibere riguardanti gli INTERESSI propri nonchè di PARENTI o di affini fino al 4° grado.......
















......a cui vanno aggiunti altresì i rilievi della  CONSULENZA disposta dal P.M. che ha affermato la ILLEGITTIMITA' della CONCESSIONE edilizia relativa  all'abitazione del RISO sita all'interno del piano di  lottizzazione "LA PALOMA" .........










......Dispone che il P.M. formuli, entro dieci giorni,  l'IMPUTAZIONE dei confronti di RISO NAPOLEONEPORTOBELLO GASPARE in ordine ai REATI di cui agli  art 323 e 328 c.p........
















CONSIGLIO COMUNALE 10 MARZO 2008













licenza edilizia rilasciata

6 giugno 2006






....vi faccio pagare i danni morali......vi arriverà la parcella dell'avvocato perchè i soldi dei miei figli non si toccano.... vi dovete dimettere perchè la mozione di sfiducia nei miei confronti è stat respinta dal TAR ed avete procurato un danno al Comune... avete speculato con il PRG e ve la vedete con la Procura .... avete girato con le carte del PRG ed ora i cittadini vengono a ringraziarvi.... Urlando forte e chiaro CONTRO.. :  " Se mi denunci ti faccio saltare in aria Ti faccio vedere chi sono io" La coerenza politica non abita nelle loro coscienze, come dimostrano anche diversi atti che hanno approvato a colpi di maggioranza e che il tempo implacabile valuterà........di valutare se fossero esistiti i presupposti per richiedere un risarcimento danni morali per calunnia e diffamazione sia per me che per il Vice Presidente del Consiglio.......



" salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazioni di norme di legge o regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sè o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità"



















mercoledì 22 agosto 2012

ILVA INQUINAMENTO AUTORIZZAZIONI CARABINIERI CORRUZIONE


L’Ilva inquina senza controllo




Gianni Lannes
  
Ilva a Taranto
Verdi e Legambiente denunciano le emissioni di diossina del complesso industriale.
Lo scorso giugno l’udienza per "disastro e avvelenamento". 
Il Presidente della Regione Vendola non si è costituito parte civile.
Regione Puglia? o Regione Ilva? Affari sulla pelle di 4 milioni e 200 mila persone?
A Taranto - la città più degradata d’Europa - si scrive AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), ma si legge “nullaosta ad un’acciaieria per inquinare ancora e di più”. 

E però, per il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Stefania Prestigiacomo , il Governatore Nichi Vendola (con il suo Assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro), il Sindaco della città Ippazio Stefano, e il Presidente della Provincia Gianni Florido, è tutto a posto. L’ autorizzazione integrata ambientale è una patente europea che certifica l’abbattimento delle emissioni inquinanti. Insomma, l’inquinamento è a norma di legge. Secondo gli abitanti di Taranto, si minimizza, o, in alternativa, si fa finta di nulla.
Avanti con diossine, benzopirene, ipa, biossido di carbonio e miscele di altri pericolosi composti chimici.

I dati dell’ INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti), attestano che « il 92% delle diossina » fuoriesce proprio da questo complesso industriale Ilva
Sette chilogrammi a testa: tre volte Seveso

Storia di emissioni industriali e di omissioni istituzionali e, come spesso accade qui in Puglia, su materie incandescenti, la delibera regionale -ovvero un atto pubblico- è attualmente sottoposta a segreto.
Per ottenere l’AIA è obbligatorio dichiarare quante e quali emissioni cancerogene vengono prodotte . L’Ilva lo nega: è un segreto industriale.  

Il pluricondannato e pregiudicato patron Emilio Riva, interdetto dai pubblici uffici, ringrazia la Regione Puglia, che prontamente ha autorizzato una terza centrale termoelettrica da 600 megawatt. 

Una fetta consistente della Puglia muore? Basta negare le evidenze. “A Taranto non c’è emergenza ” ripete il Presidente Vendola. 
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, invece, « è un’area a gravissimo rischio ambientale ». 

Il 23 aprile 1998 un decreto del Presidente della Repubblica aveva dichiarato « Taranto città ad alto rischio ambientale ».

Se la Regione plaude all’accordo raggiunto (l’Autorizzazione Integrata Ambientale che il 5 luglio scorso il Ministero dell’Ambiente ha concesso all’Ilva ), i Verdi e Legambiente definiscono il documento un arretramento o, per dirla con il parlamentare Angelo Bonelli , “ uno schiaffo a Taranto ”. 
Legambiente sostiene che la “ nuova autorizzazione è peggiore della precedente rispetto al sistema di monitoraggio delle emissioni, dei controlli sugli scarichi idrici, al monitoraggio continuo di benzene e polveri ” e conclude, come i Verdi, che “ aver concesso una capacità produttiva di 15 milioni di tonnellate annue di acciaio significa aver dato il via libera all’aumento dell’inquinamento ”. Senza l’Aia si chiuderebbe la baracca e non si intascherebbe il miliardo di euro comunitario.

L’Ilva in riva allo Ionio vanta altri primati: il 95 per cento della produzione nazionale dei Pcb (fonte Ispra) e ben 137 mila nanogrammi di benzoapirene (il valore-soglia per persona è di un nanogrammo) respirati dagli operai. I numeri ufficiali lasciano senza fiato: la mortalità generale supera del 17 per cento quella della media regionale

L’ Istituto Superiore di Sanità ammette che gli studi descrivono «un quadro di mortalità compromesso. I numerosi inquinanti atmosferici, particolato e gassosi, sono causa degli eccessi». 
Le indagini scientifiche più recenti condotte dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), a firma di Maria Angela Vigotti dell’Università di Pisa, raccontano che a Taranto si muore e ci si ammala sempre più. La situazione peggiora e i tumori aumentano a dismisura. 
In barba alla Convenzione di Aarhus, che regola l’accesso all’informazione e partecipazione dei cittadini in tema di giustizia ambientale, “sono state escluse dal confronto, le associazioni ambientaliste denunciano il rischio di un accordo al ribasso sull’inquinamento”, rivela il Verde Gregorio Mariggiò. “

  La settimana scorsa il Noe di Lecce ha chiesto il sequestro di alcuni impianti ed i report dell’Arpa dimostrano il superamento dei limiti di diossina nell’aria. Insomma una tale concessione è proprio inopportuna ”.

Venerdì 24 giugno c’è stata l’udienza a porte chiuse per disastro colposo all’Ilva presso il tribunale di Taranto. Gli enti locali non si sono costituiti parte civile. 

Ecco i capi d’imputazione: « Disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico sono i reati per i quali sono indagati Emilio Riva, 84 anni, Presidente dell’Ilva spa sino al 19 maggio 2009, Nicola Riva , 52 anni, direttore dello stabilimento Ilva dal 20 maggio 2009, Luigi Capogrosso , 55 anni, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, 41 anni, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, 42 anni, capo area del reparto Agglomerato». 

Come parti lese, sono state identificate il Ministero dell’Ambiente, la Provincia di Taranto, la Regione Puglia, e nove allevatori che furono costretti ad abbattere i loro capi di bestiame, risultati contaminati dalla diossina. Il Governatore Vendola non si è costituito parte civile. 
I rapporti sanitari occultati per anni dall’azienda sanitaria locale parlano chiaro: «Taranto sconta anni di mancata esecuzione di controlli, sopralluoghi e rilevamenti prescritti dalla legge». 

Le perizie giudiziarie documentano «lo sprigionamento continuo e incontrollabile di emissioni gassose e fiamme oltre alla dispersione di migliaia di tonnellate all’anno di sostanze nocive, con grave impatto ambientale nel territorio interessato e gravi danni alla salute».

Novembre 2010. «Saranno 30.000 le copie che verranno distribuite a tutte le famiglie dei dipendenti dell’Ilva, alle istituzioni e alla società civile tarantina» scrive Emilio Riva nell’editoriale della rivista ‘ Il Ponte ’ edita dalla stessa Ilva. Il patron rivolge il suo saluto alla città presentandosi con uno slogan: “ Non sono un capitalista, ma un imprenditore ”. La rivista viene proposta come ‘luogo’ per approfondire temi di attualità, raccogliere interviste e testimonianze.


La prima ‘testimonianza’ è quella del Governatore Vendola. Parla di svolte epocali, di amore e ‘pensiero lungo’, lungo e duraturo, “ come i veleni immessi nell’aria di Taranto dall’Ilva ” affermano ora i maligni. Vendola parla di “ terze vie ” e “ sviluppo sostenibile e armonico ”, dice che “ La sfida dell’ambiente è riuscire a coniugare nuovo sviluppo industriale con la tutela dell’ambiente Proprio quello che dicevo prima, parlando di collaborazione e coordinamento fra protagonisti del mondo economico, politico e della società covile … a Taranto si sta realizzando dando buoni risultati … Dal mio primo incontro con l’ing. Riva sono cambiate molte cose ”.

Il 23 novembre 2010 Vendola è in prima fila per assistere alla presentazione del Rapporto 2010 su “ Ambiente e sicurezza ” realizzato dall’Ilva. 
Un documento patinato dove il Governatore appare a più riprese: a pagina 8, in compagnia del vescovo e del ministro Prestigiacomo; a pag. 9, al tavolo con i dirigenti dell’acciaieria; a pagina 10, mentre preme un pulsante di fronte ad operai plaudenti. E’ lo stesso Vendola, che in una pagina spot, dove il suo santino figura in compagnia di Fabio Riva e di Emma Marcegaglia, afferma: “ Chiesi ad Emilio Riva, nel mio primo incontro con lui, se fosse credente, perché al centro della nostra conversazione ci sarebbe stato il diritto alla vita ”.
Il camino E312 dell’Ilva vomita veleni radioattivi, e se sei un abitante del quartiere Tamburi, o un allevatore con le pecore che pascolano in prossimità del più grande siderurgico d’Europa, o un allevatore di cozze contaminate, “ effettivamente la fede potrebbe aiutare! ” commentavano i soliti maligni lo scorso 24 giugno fuori dal Tribunale di Taranto.

Non è piaciuta, qui, la decisione del Governatore di non costituirsi parte civile nel procedimento, anche perché, a 7 mesi di distanza dagli ‘auspici’ espressi da Vendola, i Carabinieri del N.O.E (Nucleo Operativo Ecologico) hanno chiesto il sequestro degli impianti dell’Ilva .
La richiesta è scaturita dagli accertamenti effettuati dal N.O.E. sulla qualità dell’aria. 

Per i Carabinieri gli impianti dell’Ilva vanno sequestrati per 

Questo mentre il Governatore, omettendo i fatti, da una parte esaltava la ‘famigerata’ legge-antidiossina come “ un modello internazionale ”, dall’altra, a febbraio 2010, firmava, con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’imprenditore Riva, un protocollo per ritoccare la legge appena promulgata.
La legge in questione, alla quale la Regione era stata ‘costretta’ dai movimenti popolari, risaliva appena al 19 dicembre 2008. La normativa che prevedeva il limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo a partire dal 31 dicembre 2010, nonché l’abbattimento delle emissioni a 2,5 nanogrammi a far data dal primo aprile 2009. 
A seguito dell’accordo del febbraio 2010 la Regione Puglia vara un’altra legge per interpretare la prima e svuotarla di significato. Sparisce il campionamento continuo. I controlli non saranno più in continuo ma diluiti in tre fasi ogni anno, a settimane alterne e solo per le otto ore diurne.

Il Rapporto Ambiente e Sicurezza dell’Ilva 2010, presentato lo scorso 23 novembre, ha suscitato le critiche di svariate associazioni, da Legambiente, a Taranto libera, a Peacelink e Altamarea. 
Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink, ha affermato che “i polmoni dei cittadini di Taranto conoscono il ‘Rapporto Ambiente’ dell’Ilva per consumata e quotidiana esperienza”. 
Alla cerimonia hanno preso parte il Presidente Vendola, il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e tutte le istituzioni locali a partire dal Presidente della Provincia Gianni Florido e dal Sindaco di Taranto Ippazio Stefano.


“Gli investimenti, i risultati, gli obiettivi raccontati e certificati all’interno del Rapporto rappresentano un chiaro esempio del nostro impegno per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro” , è stato il messaggio lanciato da Fabio Riva, figlio e vicepresidente del Gruppo diretto da Emilio. La numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia plaude pubblicamente al nuovo impegno in difesa dell’ambiente dei proprietari del colosso industriale del capoluogo jonico . “A me sembra che il Gruppo Riva” , ha dichiarato in quella occasione Emma Marcegaglia “ abbia fatto sforzi importanti per limitare le emissioni cancerogene del più grande impianto industriale d’Italia, che dà lavoro a 12mila tarantini e produce il 75 percento del Pil di Taranto. E di questi sforzi va dato atto ” .

Critiche le posizioni di Legambiente e di Taranto libera: “ L’Ilva, nonostante i suoi dichiarati sforzi per l’ambientalizzazione, emette il 98% del benzo(a)pirene rilevato. Non crediamo sia lecito, quindi, considerarci estremisti quando invitiamo le autorità competenti a provvedere al fermo degli impianti ” hanno dichiarato. “Ad Emma Marcegaglia diciamo, invece che la riconversione industriale, la progettazione di nuovi scenari economici e lavorativi per Taranto, non solo rappresentano una necessità per questa città data l’estrema incertezza del mercato dell’acciaio, ma anche una grande opportunità per la definizione di nuove politiche di sviluppo sostenibile”, evidenziando la posizione scomoda della Presidente Marcegaglia: “monopolista in Puglia di discariche ed inceneritori illegali, grazie a Vendola”.
Marescotti dice che “il Rapporto Ambiente e Sicurezza dell’ILVA costa quanto il campionatore continuo della diossina che l’azienda non vuole installare , venendo meno a un obbligo di legge. Viene presentato, mentre in parallelo l’azienda non collabora con l’Arpa per il monitoraggio diagnostico degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), negandosi ai controlli interni con tecnologie ad alta risoluzione temporale che potrebbero verificare in tempo reale le emissioni di questi pericolosi cancerogeni”

Aggiunge poi Marescotti: “ Il Rapporto arriva poche settimane dopo il ‘provvidenziale’decreto legislativo 155/2010 del Governo, già definitosalva-Ilva perché sospende fino al 2013 il tetto per il benzo(a)pirene cancerogeno sistematicamente sforato nel quartiere Tamburi e che doveva essere rispettato fin dal 1999”. Ma anche a pochi giorni dall’avvio dell’incidente probatorio nell’ambito del procedimento penale n. 4868/10 RGNR della Procura di Taranto nei confronti di Emilio Riva, Nicola Riva, Luigi Capogrosso, Ivan Dimaggio e Angelo Cavallo, indagati in relazione alle ipotesi di reato di disastro doloso (art. 434 codice penale) e omissione dolosa di cautele (437 codice penale). Inoltre sono stati ipotizzati i reati di getto e sversamento di sostanze pericolose.

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